I CARBOIDRATI: COSA SONO?
I carboidrati sono i costituenti fondamentali degli alimenti di origine vegetale più diffusi e rappresentano la parte quantitativamente più importante dell’alimentazione umana.
Sono anche definiti glucidi e forniscono all’uomo più della metà delle calorie necessarie (circa il 60%) giornalmente in una razione alimentare normale. Spesso i carboidrati sono chiamati anche zuccheri, questa denominazione però è insufficiente, poiché esistono carboidrati che non sono dolci e quindi sfuggono a tale denominazione.
I carboidrati possono essere suddivisi in carboidrati semplici, i quali vengono assorbiti rapidamente come zucchero, caramelle, miele, bevande zuccherate e carboidrati complessi, il cui assorbimento è più lento: cereali e derivati, legumi.
L’IMPORTANZA DELLA DIETA PER IL CONTROLLO DELLA GLICEMIA
In alcuni casi, è necessario limitare il contenuto di carboidrati nella propria dieta e tenere sotto controllo gli zuccheri, per evitare l’insorgenza di iperglicemia.
L’iperglicemia è un’elevata concentrazione di zuccheri nel sangue, in questi casi l’insulina interviene e per regolare l’eccesso, sistema lo zucchero in riserve, sotto forma di glicogeno o lipidi.
Le diete a bassissimo contenuto calorico o diete ipocaloriche sono infatti raccomandate per il calo ponderale di soggetti sovrappeso o aventi patologie quali il diabete mellito, malattia caratterizzata da un incremento di livelli di glucosio nel sangue a causa di una produzione insufficiente di insulina da parte dell’organismo. [1]
In una dieta ipocalorica il controllo degli zuccheri consumati diventa quindi fondamentale: oggi sappiamo che esistono alimenti che sono in grado di innalzare la glicemia più velocemente di altri. È preferibile dunque l’assunzione di carboidrati complessi, che aiuta a controllare i livelli di glucosio e trigliceridi nel sangue, pur sempre mantenendo l’insulina ad un livello ottimale. Ad esempio: il riso e la pasta contengono più o meno gli stessi zuccheri, gli amidi del chicco di riso però si assorbono più facilmente e l’indice glicemico sale!
Alimenti come cereali integrali, pasta integrale cotta al dente, alimenti ricchi di fibre e legumi sono i più indicati in una dieta ipoglicemica.
Tuttavia, questo non è sufficiente: modificare il proprio stile di vita e associare una costante attività fisica è altrettanto fondamentale per il mantenimento in salute del proprio organismo.
ESISTONO PIANTE FUNZIONALI AD AZIONE IPOGLICEMICA: SCOPRIAMOLE!
Recentemente ben 400 piante medicinali sono state segnalate per la loro funzione di controllo degli zuccheri nel sangue. Tra le più conosciute che svolgono questa funzione troviamo due piante di antica provenienza:
Gymnema (Gymnema sylvestre): pianta conosciuta come “gurmar” per la sua particolare proprietà di distruggere gli zuccheri è un’erba rinomata nel sistema della medicina ayurvedica. I fitocostituenti responsabili dell’attività di soppressione degli zuccheri comprendono gli acidi gimnemici e la gurmarina. L’erba possiede una vasta attività di effetti terapeutici ma si distingue particolarmente per i suoi effetti positivi sull’omeostasi degli zuccheri nel sangue e della promozione alla rigenerazione del pancreas. [2]
Cannella (Cinnamomum zeylanicum Blume): la cannella è una spezia spesso presente nelle nostre case, utilizzata in cucina per insaporire i dolci. In tempi antichi, nella lontana India, questa spezia era principalmente utilizzata su cibi ad alto contenuto calorico per controllare la glicemia, ed oggi è oggetto di indagine scientifica. Si è ipotizzato infatti che essa potesse abbassare i lipidi sierici e il glucosio nel sangue grazie al suo componente attivo: la cinnamaldeide. [3]
Le due piante officinali sono spesso utilizzate in sinergia in formule di integratori in caso di polimorfismi del gene ACE. Queste, in associazione con il minerale essenziale Cromo Picolinato, forma organica più facilmente assimilabile del Cromo, forniscono un apporto nutritivo che permette di controllare la glicemia in individui predisposti.
E’ interessante notare che le erbe medicinali di cui abbiamo appena parlato possiedono tutte attività antiossidante: lo stress ossidativo è causa di numerose patologie, queste piante quindi possono dare anche ulteriori effetti benefici!
LA NUTRIGENOMICA AL SERVIZIO DELLA PREVENZIONE
Dalla natura abbiamo dunque risposte confortanti, ma dalla scienza abbiamo uno strumento che ci permette di prevenire l’insorgenza di queste patologie: l’epigenetica.
L’epigenetica è una branca della biologia molecolare che studia le mutazioni genetiche e la trasmissione di caratteri ereditari non attribuibili direttamente alla sequenza del DNA, una o più mutazioni possono modificare le funzionalità dell’organismo.
La dieta e specifici nutrienti possono coordinare il funzionamento di alcuni geni, ad esempio a parità di dieta si può notare che alcuni individui sviluppano una patologia piuttosto di un’altra, oppure sono più predisposti all’obesità o ad alcune allergie.
Sulla base di ciò il Dr. David Rinaldi, biologo nutrizionista e formulatore scientifico di Plus Nutre, ha compiuto studi clinici di nutrigenomica nei quali, attraverso un tampone buccale, è in grado di verificare la recessività di un gene che può comportare la manifestazione di eventuali problematiche legate alla salute e sviluppando insieme al paziente una dieta mirata.
La nutrigenomica permette di personalizzare la propria alimentazione sulla base delle nostre vulnerabilità, grazie anche all’aiuto di integratori alimentari specifici, questo può essere essenziale per prevenire o rallentare l’insorgenza di numerose patologie. [3]
“Dalle Scienze della Nutrizione alla Clinica Nutrizionale, uno studio mirato al supporto della salute della persona.”
Dr. David Rinaldi – Biologo Nutrizionista
IL GENE ACE: COSA SUCCEDE AL NOSTRO ORGANISMO IN CASO DI POLIMORFISMO?
Soffermiamoci ora sull’enzima ACE (Angiotensin-Converting-Enzyme), componente principale del sistema Renina-Angiotensina-Aldosterone, essenziale nella regolazione della pressione sanguigna e dei processi d’infiammazione.
Il gene ACE è soggetto a POLIMORFISMO: termine utilizzato in genetica per descrivere la presenza di molteplici forme di un singolo gene. Il gene ACE esiste infatti sotto due forme, D o I, a seconda dell’assenza(D) o la presenza(I) di un frammento di DNA negli introni del gene. La variante genotipica DD, definita “recessiva”, prevede un aumentato rischio di avere alti livelli di glicemia a digiuno, resistenza insulinica, di sviluppare diabete di tipo II, ipertensione, obesità ma anche performance differenti dal punto di vista sportivo. [4]
Gli studi di nutrigenomica sono mirati alla ricerca della variante DD e lo stesso studio viene effettuato anche per il gene PPAR-γ, in questo caso soffermandosi sul polimorfismo Pro-Pro. Grazie all’analisi nutrigenomica siamo in grado di conoscere i nostri caratteri di suscettibilità attraverso un semplice tampone buccale. Questo ci permettere di puntualizzare le scelte dietetiche e nutraceutiche, mirando a modulare l’attività dei geni delle varianti testate che risultano in situazione di recessitivà (ACE e PPAR-γ).
Uno studio recente, infine, ha evidenziato che SARS-CoV-2 (virus a RNA COVID-19) utilizza ACE2 per infettare le cellule all’interno del polmone. ACE2 è un omologo del gene ACE e svolge un ruolo CHIAVE nel bilanciamento delle risposte provocate dall’ACE, svolge una azione protettiva e previene l’aumento della permeabilità vascolare e dunque di edema polmonare. [5]
Ricorda: gli integratori alimentari non vanno intesi come sostituti di una dieta variata e di uno stile di vita attivo.
Bibiliografia
[1] Società Italiana di Diabetologia
[2] Tiwari P, Mishra BN, Sangwan NS. Phytochemical and pharmacological properties of Gymnema sylvestre: an important medicinal plant. Biomed Res Int. 2014;2014:830285. doi:10.1155/2014/830285
[3] Allen RW, Schwartzman E, Baker WL, Coleman CI, Phung OJ. Cinnamon use in type 2 diabetes: an updated systematic review and meta-analysis. Ann Fam Med. 2013 Sep-Oct;11(5):452-9. doi: 10.1370/afm.1517. PMID: 24019277; PMCID: PMC3767714.
[3] Ordovas, Jose Ma; Mooser, Vincentb Nutrigenomics and nutrigenetics, Current Opinion in Lipidology: April 2004 – Volume 15 – Issue 2 – p 101-108
[4] https://www.laboratoriogenoma.eu/index.asp
[5] Zhao P, Praissman JL, Grant OC, et al. Virus-Receptor Interactions of Glycosylated SARS-CoV-2 Spike and Human ACE2 Receptor. Cell Host Microbe. 2020;28(4):586-601.e6. doi:10.1016/j.chom.2020.08.004
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